Progetto Game over: Comunicazione, prevenzione e cura

CARITAS DIOCESANA DI MESSINA LIPARI S. LUCIA DEL MELA È DIVENTATA PARTNER DEL COORDINAMENTO MESSINESE DEL MOVIMENTO NAZIONALE “METTIAMOCI IN GIOCO”

Progetto Game over: Comunicazione, prevenzione e cura

 

E’ una delle nuove povertà, un fenomeno emergente che dà allarme sociale, una vera e propria dipendenza. E’ il Gap, Gioco d’azzardo patologico. La Chiesa l’ha “intercettato” tra le maglie dei racconti, delle riflessioni, delle richieste d’aiuto che si registrano nei Centri d’ascolto. Ne ha avuto presto un’impressione chiara. Ha deciso da subito di mettersi in moto per contrastarlo, anzitutto sotto il profilo educativo, così da limitarne il diffondersi, ma anche sotto il profilo del supporto alle vittime, così da aiutarle a liberarsene. L’impegno ha portato alla ideazione, e alla realizzazione, del progetto “Game over”, con incontri in tutte le parrocchie, corsi di approfondimento, aggiornamento, formazione, e l'”alleanza” con il gruppo messinese di “Mettiamoci in gioco”, il movimento nazionale che, appunto, nasce per affrontare e risolvere il problema. Oggi “Game over” entra nel suo terzo e ultimo anno, e i risultati e le prospettive sono stati illustrati nella conferenza che si è tenuta nella sede della Caritas Diocesana, in via Emilia 19, a Provinciale, e alla quale hanno partecipato i rappresentanti di “Mettiamoci in gioco” e delle associazioni direttamente coinvolte nelle iniziative, “Faro” e “Lelat”, e le rappresentanti delle Politiche sociali del Comune di Messina, la dott.ssa Angela Scibilia, e dell’Asp, la dott.ssa Anna Maria Schepis del Sert Messina Nord.

“Il gioco d’azzardo patologico (Gap) ha effetti immediati e a medio e lungo termine, incide pesantemente all’interno delle famiglie e delle relazioni sociali, e sul tessuto economico della collettività”, ha sottolineato don Giuseppe Brancatodirettore della Caritas Diocesana di Messina Lipari S. Lucia del Mela. “La vittima di Gap mente ai suoi cari e agli altri soggetti con cui ha contatti, nel tentativo di tenere nascosto quanto più possibile il proprio grado di dipendenza dal gioco. Spesso si ritrova a compiere veri e propri reati, falso, truffa, furto, appropriazione indebita, pur di continuare a scommettere. Frequentemente, nel perdurare dei comportamenti patologici, mette a rischio o addirittura perde una relazione importante, il lavoro, un’opportunità di formazione o di carriera”. Uno scenario di cui la comunità ecclesiale ha colto la gravità. Tanto che, in una nota pastorale che il VescovoMons. Calogero La Piana consegnerà alla comunità diocesana, tra gli ambiti ai quali viene indicato di prestare particolare attenzione c’è proprio quello del sostegno ai soggetti vittime di gioco d’azzardo patologico e alle loro famiglie”.

“Da mesi, in sintonia con il protocollo d’intesa con l’Amministrazione Comunale, in collaborazione con l’assessorato alle Politiche Sociali, gli operatori del gruppo – ha detto Daniela Milanocoordinatrice di ‘Mettiamoci in gioco’ – stanno conducendo un’indagine anonima sulle pratiche di gioco tra i cittadini messinesi. Inoltre sono stati organizzati eventi divulgativi grazie a collaborazioni con gli Ordini dei Giornalisti, dei Medici, degli Avvocati. Sin da subito la Caritas Diocesana –ha aderito al gruppo collaborando attivamente con le altre associazioni nelle attività di sensibilizzazione organizzate in città e in provincia, i seminari e i convegni, e nel portare avanti una campagna di comunicazione sui rischi legati al gioco d’azzardo condividendo il messaggio dello spot nazionale della campagna “Mettiamoci in gioco”: “più giochi più perdi. Con l’azzardo ti giochi la vita”.

E se molto è stato “seminato” negli ultimi due anni, attraverso le attività di “Game over” e di “Mettiamoci in gioco”, ora si entra nella fase più “d’attacco”. “La triennalità del progetto ha già raggiunto l’obiettivo di consolidare una rete di competenze, sensibilità e professionalità accomunate dall’interesse a prevenire e contrastare una nuova forma di povertà come il Gap”, ha detto Enrico Pistorinoresponsabile diocesano dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse. “Naturalmente anche dopo la conclusione del progetto, la Caritas Diocesana continuerà a sostenere le famiglie coinvolte dal fenomeno”.

Intanto, Messina sarà interessata, proprio a partire da oggi e per trenta giorni, da una massiccia campagna di comunicazione trasversale realizzata attorno allo slogan “Più giochi, più perdi. E’ matematico”. All’Annunziata, a Giostra, Camaro, Gazzi, Tremestieri e Provinciale, in posizioni di grande visibilità, campeggeranno manifesti di 6×3 metri, mentre manifesti di formato più ridotto saranno affissi in altre 100 zone della città. “Una campagna di comunicazione che è stata immaginata per tentare di lanciare un messaggio positivo di liberazione dalla schiavitù del gioco d’azzardo. In una società in cui i messaggi pubblicitari dominano il mercato e talvolta anche le coscienze, la campagna di comunicazione contro il Gap intende raggiungere la gente comune e fare riflettere l’opinione pubblica sui pericoli della dipendenza da gioco”.

Ma non è tutto. In parallelo, infatti, si è deciso di dar vita a incontri specialistici con psicoterapeuti, gruppi di auto aiuto e corsi nelle scuole. “Gli incontri nelle scuole hanno grande valore, grande importanza. Si cerca infatti di raggiungere in particolare i giovani in una fase della loro vita nella quale sono più soggetti ai condizionamenti esterni, dalla pubblicità al web, che traghettano messaggi sull’azzardo come mezzo per raggiungere l’affermazione sociale ed il successo”. Si svolgeranno – come ha ricordato Francesco Conti della comunità di recupero “Faro” che li realizzerà in collaborazione con la Caritas Diocesana – “con un duplice intento, di informazione e di formazione. Sul tavolo i rischi del Gap, ma anche i modi per riconoscere i segnali iniziali della dipendenza, e per sfuggire ai ‘tranelli’ dei giochi on line. Destinatari sono sia i giovani che gli insegnanti. In particolare gli insegnati saranno sensibilizzati a riconoscere i primi ‘sintomi’ nei giovani e saranno sostenuti nei loro interventi”. L’Istituto alberghiero Antonello di Giostra, il Liceo Impallomeni di Milazzo e la sede distaccata di Furci Siculo dell’Istituto Superiore Pugliatti di Taormina saranno le scuole interessate, gli incontri si svolgeranno lungo l’intero anno scolastico, avranno ciascuno una durata di due ore, e saranno tenuti da professionisti della “Faro”.

“Gli incontri individuali e di gruppo con psicoterapeuti professionisti serviranno, invece – ha sottolineato Chiara Pistorinoresponsabile diocesano dei Centri d’ascolto – nella fase della cura e della fuoriuscita dalla patologia. Le azioni messe in campo nei primi due anni del progetto ci consentono oggi di ricevere richieste di aiuto soprattutto da parte, di familiari di persone con dipendenza, che necessitano di interventi di cura”. L’attivazione di percorsi di cura con uno psicoterapeuta sarà valutata a secondo delle reali necessità. Diversi specialisti hanno dato la loro disponibilità e ci si può prenotare attraverso il Centro d’Ascolto diocesano, che è aperto tutti i martedì dalle 16.30 alle 18.30 e tutti i giovedì dalle 10.00 alle 12.00 nella sede di Via Emilia 19.

Sempre attraverso il colloquio al Centro d’Ascolto diocesano passeranno le prenotazioni per l’organizzazione dei gruppi di auto aiuto e gli altri interventi a sostegno realizzati con la Lelat. “Saranno differenziati, per gruppi, in termini di terapia familiare o di coppia o anche di interventi personalizzati, ha spiegato Annamaria Garufi della Lelat. “Per venire incontro il più possibile alle esigenze dei partecipanti, giorni ed orari saranno definiti direttamente con loro, in funzione delle richieste”.

 

Per informazioni:

Coordinamento Regionale della Sicilia: sicilia@mettiamociingioco.org

Progetto Game over: Comunicazione, prevenzione e cura

CARITAS DIOCESANA DI MESSINA LIPARI S. LUCIA DEL MELA È DIVENTATA PARTNER DEL COORDINAMENTO MESSINESE DEL MOVIMENTO NAZIONALE “METTIAMOCI IN GIOCO”

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E’ una delle nuove povertà, un fenomeno emergente che dà allarme sociale, una vera e propria dipendenza. E’ il Gap, Gioco d’azzardo patologico. La Chiesa l’ha “intercettato” tra le maglie dei racconti, delle riflessioni, delle richieste d’aiuto che si registrano nei Centri d’ascolto. Ne ha avuto presto un’impressione chiara. Ha deciso da subito di mettersi in moto per contrastarlo, anzitutto sotto il profilo educativo, così da limitarne il diffondersi, ma anche sotto il profilo del supporto alle vittime, così da aiutarle a liberarsene. L’impegno ha portato alla ideazione, e alla realizzazione, del progetto “Game over”, con incontri in tutte le parrocchie, corsi di approfondimento, aggiornamento, formazione, e l'”alleanza” con il gruppo messinese di “Mettiamoci in gioco”, il movimento nazionale che, appunto, nasce per affrontare e risolvere il problema. Oggi “Game over” entra nel suo terzo e ultimo anno, e i risultati e le prospettive sono stati illustrati nella conferenza che si è tenuta nella sede della Caritas Diocesana, in via Emilia 19, a Provinciale, e alla quale hanno partecipato i rappresentanti di “Mettiamoci in gioco” e delle associazioni direttamente coinvolte nelle iniziative, “Faro” e “Lelat”, e le rappresentanti delle Politiche sociali del Comune di Messina, la dott.ssa Angela Scibilia, e dell’Asp, la dott.ssa Anna Maria Schepis del Sert Messina Nord.

“Il gioco d’azzardo patologico (Gap) ha effetti immediati e a medio e lungo termine, incide pesantemente all’interno delle famiglie e delle relazioni sociali, e sul tessuto economico della collettività”, ha sottolineato don Giuseppe Brancatodirettore della Caritas Diocesana di Messina Lipari S. Lucia del Mela. “La vittima di Gap mente ai suoi cari e agli altri soggetti con cui ha contatti, nel tentativo di tenere nascosto quanto più possibile il proprio grado di dipendenza dal gioco. Spesso si ritrova a compiere veri e propri reati, falso, truffa, furto, appropriazione indebita, pur di continuare a scommettere. Frequentemente, nel perdurare dei comportamenti patologici, mette a rischio o addirittura perde una relazione importante, il lavoro, un’opportunità di formazione o di carriera”. Uno scenario di cui la comunità ecclesiale ha colto la gravità. Tanto che, in una nota pastorale che il VescovoMons. Calogero La Piana consegnerà alla comunità diocesana, tra gli ambiti ai quali viene indicato di prestare particolare attenzione c’è proprio quello del sostegno ai soggetti vittime di gioco d’azzardo patologico e alle loro famiglie”.

“Da mesi, in sintonia con il protocollo d’intesa con l’Amministrazione Comunale, in collaborazione con l’assessorato alle Politiche Sociali, gli operatori del gruppo – ha detto Daniela Milanocoordinatrice di ‘Mettiamoci in gioco’ – stanno conducendo un’indagine anonima sulle pratiche di gioco tra i cittadini messinesi. Inoltre sono stati organizzati eventi divulgativi grazie a collaborazioni con gli Ordini dei Giornalisti, dei Medici, degli Avvocati. Sin da subito la Caritas Diocesana –ha aderito al gruppo collaborando attivamente con le altre associazioni nelle attività di sensibilizzazione organizzate in città e in provincia, i seminari e i convegni, e nel portare avanti una campagna di comunicazione sui rischi legati al gioco d’azzardo condividendo il messaggio dello spot nazionale della campagna “Mettiamoci in gioco”: “più giochi più perdi. Con l’azzardo ti giochi la vita”.

E se molto è stato “seminato” negli ultimi due anni, attraverso le attività di “Game over” e di “Mettiamoci in gioco”, ora si entra nella fase più “d’attacco”. “La triennalità del progetto ha già raggiunto l’obiettivo di consolidare una rete di competenze, sensibilità e professionalità accomunate dall’interesse a prevenire e contrastare una nuova forma di povertà come il Gap”, ha detto Enrico Pistorinoresponsabile diocesano dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse. “Naturalmente anche dopo la conclusione del progetto, la Caritas Diocesana continuerà a sostenere le famiglie coinvolte dal fenomeno”.

Intanto, Messina sarà interessata, proprio a partire da oggi e per trenta giorni, da una massiccia campagna di comunicazione trasversale realizzata attorno allo slogan “Più giochi, più perdi. E’ matematico”. All’Annunziata, a Giostra, Camaro, Gazzi, Tremestieri e Provinciale, in posizioni di grande visibilità, campeggeranno manifesti di 6×3 metri, mentre manifesti di formato più ridotto saranno affissi in altre 100 zone della città. “Una campagna di comunicazione che è stata immaginata per tentare di lanciare un messaggio positivo di liberazione dalla schiavitù del gioco d’azzardo. In una società in cui i messaggi pubblicitari dominano il mercato e talvolta anche le coscienze, la campagna di comunicazione contro il Gap intende raggiungere la gente comune e fare riflettere l’opinione pubblica sui pericoli della dipendenza da gioco”.

Ma non è tutto. In parallelo, infatti, si è deciso di dar vita a incontri specialistici con psicoterapeuti, gruppi di auto aiuto e corsi nelle scuole. “Gli incontri nelle scuole hanno grande valore, grande importanza. Si cerca infatti di raggiungere in particolare i giovani in una fase della loro vita nella quale sono più soggetti ai condizionamenti esterni, dalla pubblicità al web, che traghettano messaggi sull’azzardo come mezzo per raggiungere l’affermazione sociale ed il successo”. Si svolgeranno – come ha ricordato Francesco Conti della comunità di recupero “Faro” che li realizzerà in collaborazione con la Caritas Diocesana – “con un duplice intento, di informazione e di formazione. Sul tavolo i rischi del Gap, ma anche i modi per riconoscere i segnali iniziali della dipendenza, e per sfuggire ai ‘tranelli’ dei giochi on line. Destinatari sono sia i giovani che gli insegnanti. In particolare gli insegnati saranno sensibilizzati a riconoscere i primi ‘sintomi’ nei giovani e saranno sostenuti nei loro interventi”. L’Istituto alberghiero Antonello di Giostra, il Liceo Impallomeni di Milazzo e la sede distaccata di Furci Siculo dell’Istituto Superiore Pugliatti di Taormina saranno le scuole interessate, gli incontri si svolgeranno lungo l’intero anno scolastico, avranno ciascuno una durata di due ore, e saranno tenuti da professionisti della “Faro”.

“Gli incontri individuali e di gruppo con psicoterapeuti professionisti serviranno, invece – ha sottolineato Chiara Pistorinoresponsabile diocesano dei Centri d’ascolto – nella fase della cura e della fuoriuscita dalla patologia. Le azioni messe in campo nei primi due anni del progetto ci consentono oggi di ricevere richieste di aiuto soprattutto da parte, di familiari di persone con dipendenza, che necessitano di interventi di cura”. L’attivazione di percorsi di cura con uno psicoterapeuta sarà valutata a secondo delle reali necessità. Diversi specialisti hanno dato la loro disponibilità e ci si può prenotare attraverso il Centro d’Ascolto diocesano, che è aperto tutti i martedì dalle 16.30 alle 18.30 e tutti i giovedì dalle 10.00 alle 12.00 nella sede di Via Emilia 19.

Sempre attraverso il colloquio al Centro d’Ascolto diocesano passeranno le prenotazioni per l’organizzazione dei gruppi di auto aiuto e gli altri interventi a sostegno realizzati con la Lelat. “Saranno differenziati, per gruppi, in termini di terapia familiare o di coppia o anche di interventi personalizzati, ha spiegato Annamaria Garufi della Lelat. “Per venire incontro il più possibile alle esigenze dei partecipanti, giorni ed orari saranno definiti direttamente con loro, in funzione delle richieste”.

 

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